Siamo una famiglia di 6 persone: noi genitori, Simona e Manuel e i nostri quattro figli. I due grandi sono liceali e le due piccole frequentano le scuole dell’obbligo.
Quando alla fine di febbraio abbiamo sentito parlare dei primi casi di covid-19, ci siamo da subito allarmati, in quanto sia io che mio marito lavoriamo in campo sanitario, eravamo preoccupati per noi, per i nostri figli e per i nonni che abitano vicino. Il pensiero di rimanere a casa tutti insieme, per un periodo indefinito più o meno lungo non è stato facile. La famiglia, luogo d’amore, punto d’appoggio, diventa così luogo di condivisione e incontro nelle 24 ore. Il tempo, spesso tiranno, si fa improvvisamente benevolo, quasi difficile da colmare. Si distinguono in modo più accurato alcune dinamiche del passato: aiutarsi, ascoltarsi, fare insieme le pulizie, giocare insieme, pregare insieme. Si prende tempo per affidare a Dio le persone che soffrono, gli operatori sanitari, la nostra vita di famiglia con i momenti belli, ma anche quelli faticosi. In particolare ci ha commosso la benedizione data dal Papa a tutto il mondo, eravamo tutti lì a guardare quell’uomo che ci dava un’occasione grande di perdono con la sua benedizione, questo è stato un vero momento di grazia per tutti noi, che ci ha raggiunti nel profondo, grazie caro Papa.
Arriva poi il momento della prova, quando scopro di essere positiva al covid-19. I primi istanti si concretizzano con pensieri di paura per me come mamma, per come affronterò la malattia, per mio marito, i miei figli e per i nonni anziani. Da subito mi isolo in camera mia, dove nella mia modalità di donna sempre attiva, faccio fatica a dipendere dagli altri, e quindi farmi aiutare, invece che poterlo fare io. In questi istanti ho nuovamente sperimentato l’amore e il dono di coppia, il supplirsi l’uno all’altra, mentre io posso fare poco o nulla, mio marito fa anche la mia parte e lo ringrazio per aver gestito con forza e coraggio tutte le situazioni che si sono presentate. Lui e i ragazzi mi hanno procurato tutto ciò di cui avevo bisogno, in primis il cibo: prontamente preparato con cura e passatomi dalla finestra della camera. In quei lunghi momenti ho vissuto la tranquillità, la solitudine, la fatica e ho capito che questo tempo era per me e dovevo viverlo a pieno, affidando le mie giornate a Lui, il quale era lì accanto a me, e con infinita tenerezza mi abbracciava. Tanti amici si sono fatti sentire per telefono per chiedere come stavamo, dentro questi dialoghi sentivo un forte senso di amicizia e sentivo di essere voluta bene. Il mio isolamento ha portato alla quarantena di tutta la famiglia, poiché nessuno poteva uscire di casa. Abbiamo così sperimentato la vicinanza di tante persone che si sono prodigate per farci la spesa, comprare medicine e ciò che ci serviva. In casa ci sono stati momenti difficili, tensioni, litigi, ma la preghiera era l’occasione per riunirci, perché i nodi si sciogliessero.
I figli hanno preso con serietà lo studio on-line a casa e spesso i grandi aiutavano gli altri, condividendo lo studio, il gioco. Quasi da subito, alcuni di loro hanno cominciato a trovarsi al mattino insieme a degli amici on-line per recitare le lodi, ho chiesto a mia figlia Linda perché si alzava così presto, mi ha detto: “iniziare la giornata con le lodi cambia la visione delle cose dandoti uno sguardo più ampio, inoltre in quel momento ci sono gli amici con i quali si possono rivedere le situazioni quotidiane in un modo nuovo, e si può davvero ricominciare, perché Dio ci perdona sempre, perché il Suo amore è più grande, questo mi fa dire che vale la pena alzarsi presto al mattino”. Quando riuscivo, seguivo anch’io la messa del Papa alla TV. Una volta alla settimana ci siamo trovati con delle famiglie amiche a recitare insieme il Santo Rosario mettendo a fuoco le necessità che ciascuno portava e che esprimendole diventavano di tutti. Nel frattempo, ogni giorno stavo sempre meglio finché ho ricominciato a poter uscire di casa. Ho in tal modo riscoperto la bellezza di ciò che mi sta attorno: come la natura che, presa dalla vita frenetica, spesso non osservavo. Ora io e Manuel abbiamo ripreso il lavoro e a breve i ragazzi faranno gli esami di maturità, ma ancora non si sa bene come avverranno.
Questo periodo di pandemia ci è venuto incontro come un fiume in piena, con tutta la sua potenza e drammaticità. Però porto dentro la certezza di una Bellezza che ci accompagna, ci guida e ci vuole Bene. Mi riscopro grata nel ripartire da Lui; quando ho paura, quando mi sento persa e mi accorgo che solo stando lì, attraversando quella fatica fino in fondo, posso crescere! Spero di fare tesoro di questa occasione! Grazie Signore per le strade che hai aperto in questi mesi a tutti noi!
Famiglia Milani: Simona, Manuel, Chiara, Elia, Linda e Letizia
Siamo Alessia e Marco, sposati da 8 anni e genitori di due bambini, Raffaele e Amalia. Vogliamo condividere con voi la nostra testimonianza.
Quando, agli inizi di marzo, le autorità decisero la chiusura di scuole, attività e spostamenti a causa dell’emergenza Coronavirus, noi tirammo un sospiro di sollievo. Venivamo infatti da un periodo di grande stress a causa dell’avvio del nuovo studio professionale di Marco, appena avvenuto nel mese di febbraio. Pur vivendo nel timore del contagio e delle notizie preoccupanti che ci giungevano dalla vicina Italia, sin dall’inizio cogliemmo questo tempo come un’opportunità per stare insieme in famiglia e dedicarci al riordino e alla cura della casa (cosa che continuavamo a rimandare).
Nemmeno il tempo di goderci l’idea di questa “vacanza” inaspettata, che Marco cominciò ad avere qualche leggero sintomo influenzale. Trattandosi di una probabile infezione da Coronavirus (non si procedeva con i tamponi in questi casi), su indicazione dei nostri medici provammo ad organizzare la quarantena di Marco in casa, cercando di limitare il più possibile i contatti con lui… praticamente impossibile, con due bambini piccoli da accudire! E infatti, mentre Marco guariva, si ammalò Alessia, ma in modo ben diverso. Giorno dopo giorno i sintomi si aggravavano e, insieme a forti mal di testa e grande stanchezza, si affacciò anche una tosse secca e persistente, unita a difficoltà respiratorie: un bel Coronavirus da manuale!
Furono giorni davvero faticosi. Alle sofferenze fisiche dovute alla malattia si aggiungevano le difficoltà di gestione dei bambini (senza poter contare nemmeno sull’aiuto dei nonni), ma soprattutto una grande paura che si insinuava nei nostri cuori. Come si sarebbe evoluta la malattia? Sarebbe stato necessario il ricovero?
A questo punto la strada da percorre fu molto chiara: il medico stava seguendo la salute di Alessia con grande dedizione, monitorando ogni mattina e ogni sera i battiti cardiaci e gli atti respiratori e somministrando farmaci per attenuare i dolori. Ma di fronte ad una malattia poco conosciuta e così potenzialmente pericolosa, sapevamo di dover ricorrere al Medico Celeste; colui che conosce più di altri la nostra umanità e ciascuno di noi nel profondo. Ci mettemmo in preghiera, con la Bibbia in mano, invocando l’aiuto di Dio e l’intervento del suo Santo Spirito. Le parole del Salmo 60 giunsero prontamente in nostro soccorso: “Dai confini della terra io t'invoco; mentre il mio cuore viene meno, guidami su rupe inaccessibile. Tu sei per me rifugio, torre salda davanti all'avversario. Dimorerò nella tua tenda per sempre, all'ombra delle tue ali troverò riparo; perché tu, Dio, hai ascoltato i miei voti, mi hai dato l'eredità di chi teme il tuo nome. Ai giorni del re aggiungi altri giorni, per molte generazioni siano i suoi anni. Regni per sempre sotto gli occhi di Dio; grazia e fedeltà lo custodiscano. Allora canterò inni al tuo nome, sempre, sciogliendo i miei voti giorno per giorno”.
Questa Parola ci confortò e ci diede la convinzione di dover chiedere l’aiuto dei nostri amici nella fede. La sera seguente domandammo alle nostre famiglie e ai fratelli del nostro gruppo del Rinnovamento nello Spirito Santo di pregare per noi e di sostenerci in questa battaglia. La risposta fu immediata: come per le prime comunità cristiane era ben chiaro in tutti che, se avessero chiesto qualcosa al Signore con un cuor solo e un’anima sola, l’avrebbero ottenuta. Il frutto immediato di queste preghiere fu una grande pace interiore e la certezza che eravamo nelle mani di Dio e già dal giorno dopo la respirazione migliorò. Nei giorni seguenti cominciò la ripresa, lenta, ma costante. Era il triduo di Pasqua.
A inizio maggio ci siamo sottoposti al test sierologico che confermò il contagio da Coronavirus, ma anche la completa guarigione con la presenza degli anticorpi.
Questo tempo di isolamento forzato e di malattia ci ha lasciato nel cuore un senso di profonda gratitudine: ancora una volta il nostro rapporto di coppia, fondato sulla Roccia, ha resistito alla tempesta e non certamente per la sola nostra buona volontà. Quanto è preziosa l’esperienza comunitaria in cui ci si riscopre Chiesa! Quanto sono consolanti l’amore e la vicinanza tra i figli di Dio! Queste esperienze producono frutti miracolosi nelle nostre famiglie e la presenza di Dio diventa reale.
Alleluia, gloria a Dio!